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dedicato  a: 
Monitoraggio degli oli ed idrocarburi
d'origine petrolifera nelle acque

> Acque di scarico industriali, acque di prima pioggia, produzione di acqua potabile,     
> Estrazione del greggio, navi cisterna, scambiatori di calore
> Misura in linea per fluorescenza



Gli idrocarburi, che facilmente finiscono per contaminare le acque superficiali o le falde sotterranee, provengono per maggior parte da rifiuti oleosi di raffineria, scarichi industriali di varia natura, processi d’estrazione, eccetera.
Alcuni scarichi possono contenere residui di petrolio grezzo, gasolio, olio combustibile, oli vari o lubrificanti.
In altre parole possiamo affermare che, quando in un’attività industriale si utilizza olio, ne deriva un potenziale pericolo per l’ambiente.


=> ACQUE DI SCARICO INDUSTRIALI
Le recenti disposizioni nazionali e regionali sulla tutela delle acque dall’inquinamento, il ricepimento delle direttive europee concernenti il trattamento delle acque reflue e la protezione delle acque dall’inquinamento comportano nuovi più stretti obblighi di controllo e sanzioni anche di tipo penale.
In particolare, chi effettua, al di fuori delle prescrizioni previste, uno scarico d’acque reflue industriali, contenenti alcuni tipi di sostanze pericolose, è punito con l’arresto ed il carcere: gli idrocarburi d’origine petrolifera si trovano nell’elenco dei prodotti pericolosi

=> ACQUE DI PRIMA PIOGGIA
Le maggiori compagnie petrolifere hanno grandi depositi con grandi serbatoi di stoccaggio, lunghe pipeline e autocisterne, tramite cui movimentano e distribuiscono grezzo alle raffinerie, benzina, gasolio alle stazioni di servizio, olio combustibile alle centrali elettriche e jetfuel agli aeroporti.
Proprio a causa delle quantità in gioco e alla continua movimentazione dei prodotti, esiste sempre in questi depositi un potenziale pericolo di perdita d’olio nell’ambiente.
Per evitare di scaricare accidentalmente acque reflue al di fuori dei limiti di legge previsti, gli impianti si sono o si stanno dotando di vasche di contenimento in cui raccogliere le acque di "prima pioggia" da trattare.
Per scaricare nei limiti di legge e prevenire ogni possibilità d’inquinamento, la situazione impone lo studio e la realizzazione di un sistema per il monitoraggio in continuo delle acque reflue. I campionamenti "puntuali" e le analisi di laboratorio non sono una strada percorribile per il controllo di uno scarico continuo.
Se da un lato, essi permettono di "fotografare" il grado d’efficienza dell’impianto di trattamento, dall’altro, non possono tuttavia mettere in evidenza gli eventuali picchi di concentrazione nei reflui ed è molto probabile che non ne rilevino gli eventuali fuori standard.
Un incremento, poi, della frequenza di campionamento si traduce in pratica in un aumento del carico di lavoro per il laboratorio e parallelamente dei costi d’analisi.

=> PRODUZIONE D’ACQUA POTABILE
Acque di laghi e fiumi, utilizzate negli impianti di potabilizzazione, possono essere contaminate dalla presenza indesiderata d’idrocarburi a seguito d’incidenti o perdite da serbatoi e cisterne.
Anche l’acqua di mare, utilizzata dai dissalatori, deve essere monitorata, per evitare che residui oleosi, della più varia provenienza, raggiungano e danneggino le membrane, utilizzate per il processo d’osmosi inversa.

=> ESTRAZIONE DEL GREZZO
L’estrazione del gas naturale e del grezzo produce acqua di processo.
L’acqua d’estrazione è una miscela d’acqua, già presente nel giacimento o iniettata nel pozzo petrolifero, contenente grezzo, solidi, sali, additivi chimici, metalli in tracce.
L’acqua di processo, che deriva dalla separazione di petrolio grezzo, gas ed acqua, è il principale prodotto di scarto negli impianti d’estrazione a terra e in mare.
Lo smaltimento dell’acqua derivante del processo d’estrazione è regolamentato in tutto il mondo ed in particolare, dal gennaio 2007, nel Mare del Nord saranno applicati limiti più severi: il limite attuale di 40 mg/l sarà ridotto a 30 mg/l.

=> NAVI CISTERNA
Varie attività a bordo delle navi, come la manutenzione e la pulizia delle macchine, o più semplicemente perdite, portano nelle sentine prodotti oleosi e grassi. Nelle acque di sentina possono finire oli lubrificanti, gasolio, grasso e morchie. Lo scarico delle acque di sentina è limitato nelle acque internazionali ad una concentrazione di 15 mg/l dall’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale). Gli operatori marittimi, che violino questo limite, sono soggetti a gravi sanzioni da parte dell’autorità, avente pertinenza giuridica.

=> SCAMBIATORI DI CALORE
Nei processi produttivi nell’industria petrolchimica e negli impianti di produzione d’energia elettrica sono utilizzati, per scaldare o raffreddare con acqua o vapore, un gran numero di scambiatori di calore. Le perdite negli scambiatori causano la contaminazione dell’acqua di raffreddamento o di condensa e possono avere conseguenze costose e pericolose.


=> MISURA IN LINEA

Per la misura on-line degli oli nei campioni acquosi i metodi utilizzati sono la fluorescenza UV, l’assorbimento UV.
L'assorbimento UV subisce l’interferenza causata dalla torbidità presente nelle acque o dalla variazione della torbidità della matrice.
La fluorescenza è il metodo on-line migliore per la misura dell’olio in tracce.
La principale ragione, che induce a prediligere l’uso in linea degli analizzatori a fluorescenza, è legata al suo alto grado di selettività e di sensibilità.
Altri metodi, utilizzati per il monitoraggio in linea, sfruttano la riflessione di luce IR o UV per determinare la presenza in superficie di film d’olio: tuttavia questi dispositivi sono solo in grado di dare una risposta limitata alla presenza o meno d’olio, ma non una misura di concentrazione (mg/l).
Alcuni tipi di molecola, quando sono presenti tracce, se eccitate con una luce a lunghezza d’onda opportuna (d’eccitazione), emettono una radiazione a lunghezza d’onda maggiore (l d’emissione): questo fenomeno è chiamato fluorescenza.
Molte sostanze presenti negli oli minerali, cioè gli idrocarburi di origine petrolifera, posseggono la proprietà di emettere luce visibile se irradiate con luce UV.
Non comporta differenza se l’olio è presente in forma disciolta o ben emulsionata. Maggiore è l’intensità della luce dovuta alla fluorescenza, più alta è la concentrazione delle sostanze che sono misurate Ogni tipo d’olio ha composizione chimica diversa ed analogamente produce un differente spettro originato dalla fluorescenza 


Analizzatori all'UV e fluorescenza 
Analizzatore   per idrocarburi  
 

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