TUTELA delle Acque dall'Inquinamento
Supp. Ord. n. 153/L alla G.U. n. 218 del 18 settembre 2000
Decreto Legislativo
Acque 18 Agosto 2000 Nr. 258
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana il 18 Settembre 2000
Decreto legislativo recante
"Disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 11 Maggio
1999, nr. 152 in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, a norma
dell'articolo 1, comma 4, della legge 24 aprile, nr. 128.
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Avvertenza
ALLEGATO 1 : MONITORAGGIO E CLASSIFICAZIONE DELLE CAQUE IN FUNZIONE DEGLI
OBIETTIVI DI QUALITA' AMBIENTALE
ALLEGATO 2 : CRITERI PER LA CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI A DESTINAZIONE
FUNZIONALE
ALLEGATO 3 : RILEVAMENTO DELLE CARATTERISTICHE DEI BACINI IDROGRAFICI E ANALISI
DELL'IMPATTO ESERCITATO DALL'ATTIVITA' ANTROPICA
ALLEGATO 4 : CONTENUTI DEI PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE
ALLEGATO 5 : LIMITI DI EMISSIONE DEGLI SCARICHI IDRICI
ALLEGATO 6 : CRITERI PER LA INDIVIDUAZIONE DELLE AREE SENSIBILI
ALLEGATO 7 parte A : ZONE VULNERABILI DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA
ALLEGATO 7 parte B : ZONE VULNERABILI DA PRODOTTI FITOSANITARI
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
emana il seguente decreto legislativo:
Art. 1
Definizioni
1. All’art. 2, comma 2, del d.lgs 11 maggio 1999, n. 152, sono apportate le seguenti modifiche:
a) la lettera h) è sostituita dalla
seguente: "acque reflue industriali": qualsiasi tipo di acque reflue
scaricate da edifici o installazioni in cui si svolgono attività commerciali o
di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque
meteoriche di dilavamento;
b) la lettera i) è sostituita dalla seguente: "acque reflue urbane":
acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque
reflue industriali, ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti
fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato;
c) la lettera m) è sostituita dalla seguente: "agglomerato": area in
cui la popolazione, ovvero le attività economiche sono sufficientemente
concentrate così da rendere possibile, e cioè tecnicamente ed economicamente
realizzabile anche in rapporto ai benefici ambientali conseguibili la raccolta e
il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento di
acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale;
d) dopo la lettera n) è inserita la seguente: "n-bis) "utilizzazione
agronomica": la gestione di effluenti di allevamento, di acque di
vegetazione residuate dalla lavorazione delle olive, ovvero di acque reflue
provenienti da aziende agricole e piccole aziende agroalimentari, dalla loro
produzione all’applicazione al terreno di cui alla lettera n), finalizzata all’utilizzo
delle sostanze nutritive e ammendanti nei medesimi contenute, ovvero al loro
utilizzo irriguo o fertirriguo;";
e) dopo la lettera o) è inserita la seguente: "o-bis) "gestore del
servizio idrico integrato": il soggetto che in base alla convenzione di cui
all’art. 11 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, gestisce i servizi idrici
integrati e, soltanto fino alla piena operatività del servizio idrico
integrato, il gestore esistente del servizio pubblico;";
f) dopo la lettera aa) è inserita la seguente: "aa-bis) "fognature
separate": la rete fognaria costituita da due condotte, una che canalizza
le sole acque meteoriche di dilavamento e può essere dotata di dispositivi per
la raccolta e la separazione delle acque di prima pioggia, l’altra che
canalizza le altre acque reflue unitamente alle eventuali acque di prima
pioggia";
g) dopo la lettera cc) è inserita la seguente: "cc-bis) "scarichi
esistenti": gli scarichi di acque reflue urbane che alla data del 13 giugno
1999 sono in esercizio e conformi al regime autorizzativo previgente ovvero di
impianti di trattamento di acque reflue urbane per i quali alla stessa data
siano già state completate tutte le procedure relative alle gare di appalto e
all’assegnazione lavori; gli scarichi di acque reflue domestiche che alla data
del 13 giugno 1999 sono in esercizio e conformi al regime autorizzativo
previgente; gli scarichi di acque reflue industriali che alla data del 13 giugno
1999 sono in esercizio e già autorizzati".
Art. 2
Competenze
1. All’art. 3 del d.lgs n.
152 del 1999, comma 3 è sostituito dal seguente:
"3. In relazione alle funzioni e ai compiti spettanti alle regioni e agli enti locali, in caso di accertata inattività che comporti inadempimento agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea o pericolo di grave pregiudizio alla salute o all’ambiente o in inottemperanza agli obblighi di informazione, il presidente del consiglio dei ministri, su proposta dei ministri competenti, esercita i poteri sostitutivi in conformità all’art. 5 del d.lgs 31 marzo 1998, n. 112 fermi restando i poteri di ordinanza previsti dall’ordinamento in caso di urgente necessità, nonché quanto disposto dall’art. 53. Gli oneri economici connessi all’attività di sostituzione sono posti a carico dell’ente inadempiente.".
Art. 3
Perseguimento obiettivo di qualità
ambientale
1. All’art. 5 del d.lgs n.
152 del 1999, il comma 1 è sostituito dal seguente:
"1. Entro il 30 aprile 2003, sulla base dei dati già acquisiti e dei risultati del primo rilevamento effettuato ai sensi degli artt. 42 e 43, le regioni identificano per ciascun corpo idrico significativo, o parte di esso, la classe di qualità corrispondente a una di quelle indicate nell’allegato 1.".
Art. 4
Aree sensibili
1. L’art. 18 del d.lgs n. 152
del 1999 è sostituito dal seguente:
Art. 18 Aree
sensibili
1. Le aree sensibili sono individuate secondo i criteri dell’allegato 6.
2. Ai fini della prima individuazione sono designate aree sensibili:
a) i laghi di cui all’allegato 6, nonché i corsi d’acqua a esse afferenti
per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa;
b) le aree lagunari di Orbetello, Ravenna e Piallassa-Baiona, le Valli di
Comacchio, i laghi salmastri e il delta del Po;
c) le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio
1971, resa esecutiva con dpr 13 marzo 1976, n. 448;
d) le aree costiere dell’Adriatico nordoccidentale dalla foce dell’Adige al
confine meridionale del comune di Pesaro e i corsi d’acqua a essi afferenti
per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa.
3. Resta fermo quanto disposto dalla legislazione vigente relativamente alla
tutela di Venezia.
4. Sulla base dei criteri stabiliti nell’allegato 6 e sentita l’autorità di
bacino, le regioni, entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente
decreto, possono designare ulteriori aree sensibili ovvero individuano all’interno
delle aree indicate nel comma 2, i corpi idrici che non costituiscono aree
sensibili.
5. Le regioni, sulla base dei criteri previsti dall’allegato 6, delimitano i
bacini drenanti nelle aree sensibili che contribuiscono all’inquinamento di
tali aree.
6. Ogni quattro anni si provvede alla reidentificazione delle aree sensibili e
dei rispettivi bacini drenanti che contribuiscono all’inquinamento delle aree
sensibili.
7. Le nuove aree sensibili identificate ai sensi dei commi 4 e 6 devono
soddisfare i requisiti dell’art. 32 entro sette anni dall’identificazione.".
Art. 5
Salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano
1. L’art. 21 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Art. 21
Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee
destinate al consumo umano
1. Su proposta delle autorità d’ambito, le regioni per mantenere e migliorare
le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate
al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste
carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle
risorse, individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta
e zone di rispetto, nonché, all’interno dei bacini imbriferi e delle aree di
ricarica della falda, le zone di protezione.
2. Per gli approvvigionamenti diversi da quelli di cui al comma 1, le autorità
competenti impartiscono, caso per caso, le prescrizioni necessarie per la
conservazione, la tutela della risorsa e il controllo delle caratteristiche
qualitative delle acque destinate al consumo umano.
3. Per la gestione delle aree di salvaguardia si applicano le disposizioni dell’art.
13 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, e le disposizioni dell’art. 24 della
stessa legge, anche per quanto riguarda eventuali indennizzi per le attività
preesistenti.
4. La zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente
circostante le captazioni o derivazioni; essa deve avere un’estensione in caso
di acque sotterranee e, ove possibile per le acque superficiali, di almeno dieci
metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e
adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e a infrastrutture di
servizio.
5. La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la
zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da
tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può
essere suddivida in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata in
relazione alla tipologia dell’opera di presa o captazione e alla situazione
locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare nella zona di
rispetto sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo
svolgimento delle seguenti attività:
a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati;
b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;
c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego
di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico
piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture
compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle
risorse idriche;
d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e
strade;
e) aree cimiteriali;
f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;
g) apertura di pozzi a eccezione di quelli che estraggono acque destinate al
consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione e alla
protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica;
h) gestioni di rifiuti;
i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze
radioattive;
l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;
m) pozzi perdenti;
n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di
azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e
distribuzione. È comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di
rispetto ristretta.
6. Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 5, preesistenti, ove
possibile e comunque a eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure
per il loro allontanamento: in ogni caso deve essere garantita la loro messa in
sicurezza. Le regioni e le province autonome disciplinano all’interno delle
zone di rispetto le seguenti strutture o attività:
a) fognature;
b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione;
c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio;
d) le pratiche agronomiche e i contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla
lettera c) del comma 5.
7. In assenza dell’individuazione da parte della regione della zona di
rispetto ai sensi del comma 1, la medesima ha un’estensione di 200 metri di
raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione.
8. Le zone di protezione devono essere delimitate secondo le indicazioni delle
regioni per assicurare la protezione del patrimonio idrico. In esse si possono
adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato,
limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici,
agroforestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali,
provinciali, regionali, sia generali sia di settore.
9. Le regioni, al fine della protezione delle acque sotterranee, anche di quelle
non ancora utilizzate per l’uso umano, individuano e disciplinano, all’interno
delle zone di protezione, le seguenti aree:
a) aree di ricaduta della falda;
b) emergenze naturali e artificiali della falda;
c) zone di riserva.".
Art. 6
Pianificazione del bilancio idrico
1. All’art. 22 del dl n. 152 del 1999, sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 3 è sostituito dal seguente:
"3. Le regioni definiscono sulla base delle linee guida di cui al comma 4 e
dei criteri adottati dai comitati istituzionali delle autorità di bacino gli
obblighi di installazione e manutenzione in regolare stato di funzionamento di
idonei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi d’acqua
pubblica derivati, in corrispondenza dei punti di prelievo e, ove presente, di
restituzione, nonché gli obblighi e le modalità di trasmissione dei risultati
delle misurazioni all’Autorità concedente per il loro successivo inoltro alla
regione e alle autorità di bacino competenti. Le autorità di bacino provvedano
a trasmettere i dati in proprio possesso all’Agenzia nazionale per la
protezione dell’ambiente secondo le modalità di cui all’art. 3, comma
7.";
b) il comma 5 è sostituito dal seguente: "5. Salvo quanto previsto al
comma 6, tutte le derivazioni di acqua comunque in atto alla data di entrata in
vigore del presente decreto sono regolate dall’autorità concedente mediante
la previsione di rilasci volti a garantire il minimo deflusso vitale nei corpi
idrici come previsto dall’art. 3, comma 1, lettera i), della legge 18 maggio
1989, n. 183 e dall’art. 3, comma 3, della legge 5/1/1994, n. 36, senza che
ciò possa dar luogo alla corresponsione di indennizzi da parte della pubblica
amministrazione, fatta salva la relativa riduzione del canone demaniale di
concessione.";
c) dopo il comma 6 è aggiunto il seguente comma: "6-bis. Nel provvedimento
di concessione preferenziale, rilasciato ai sensi dell’art. 4 del regio
decreto 11/12/1933, n. 1775, sono previsti i rilasci volti a garantire il minimo
deflusso vitale nei corpi idrici e le prescrizioni necessarie ad assicurare l’equilibrio
del bilancio idrico.".
Art. 7
Modifiche al regio decreto 11/12/1933, n. 1775
1. All’art. 23 del dl n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. L’art. 12-bis del regio decreto 11/12/1933, n. 1775, introdotto dall’art. 5 del dl 12/7/1993, n. 275, è sostituito dal seguente:
"Articolo 12-bis
1. Il provvedimento di concessione è rilasciato se non pregiudica il
mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti per il
corso d’acqua interessato e se è garantito il minimo deflusso vitale, tenuto
conto delle possibilità di utilizzo di acque reflue depurate o di quelle
provenienti dalla raccolta di acque piovane, sempre che ciò risulti
economicamente sostenibile.
Nelle condizioni del disciplinare sono fissate, ove tecnicamente possibile, la
quantità e le caratteristiche qualitative dell’acqua restituita.
Analogamente, nei casi di prelievo da falda si tiene conto della necessità di
assicurare l’equilibrio complessivo tra i prelievi e le capacità di ricarica
dell’acquifero, anche al fine di evitare fenomeni di intrusione di acque
salate o inquinate, e quant’altro sia utile in funzione del controllo del
miglior regime delle acque.
2. L’utilizzo di risorse qualificate con riferimento a quelle prelevate da
sorgenti o falde o comunque riservate al consumo umano, può essere assentito
per usi diversi da quello potabile sempre che non vi sia possibilità di
riutilizzo di acque reflue depurate o provenienti dalla raccolta di acque
piovane, ovvero se il riutilizzo sia economicamente insostenibile, solo nei casi
di ampia disponibilità delle risorse predette, di accertata carenza qualitativa
e quantitativa di fonti alternative di approvvigionamento; in tal caso, il
canone di utenza per uso diverso da quello potabile è triplicato.
3. Sono escluse le concessioni a uso idroelettrico i cui impianti sono posti in
serie con gli impianti di acquedotto.".
b) il comma 4 è sostituito dal seguente: "4. L’articolo 17 del regio
decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, è sostituito dal seguente:
1. Salvo quanto previsto dall’art. 93 e dall’art. 28, commi 3 e 4, della
legge 5/1/1994, n. 36, è vietato derivare o utilizzare acqua pubblica senza un
provvedimento autorizzativo o concessorio dell’autorità competente. Nel caso
di violazione del disposto del comma 1, l’amministrazione competente dispone
la cessazione dell’utenza abusiva e il contravventore, fatti salvi ogni altro
adempimento o comminatoria previsti dalle leggi vigenti, è tenuto al pagamento
di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5 a 50 milioni di lire. Nei casi di
particolare tenuità si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 500
mila lire a 3 milioni. Alla sanzione prevista dal presente articolo non si
applica il pagamento in misura ridotta di cui all’art. 16 della legge
24/11/1981, n. 689. È in ogni caso dovuta una somma pari ai canoni non
corrisposti. L’autorità competente, con espresso provvedimento nel quale sono
stabilite le necessarie cautele, può eccezionalmente consentire la
continuazione provvisoria del prelievo in presenza di particolari ragioni di
interesse pubblico generale, purché l’utilizzazione non risulti in palese
contrasto con i diritti di terzi e con il buon regime delle acque.";
c) il comma 6 è sostituito dal seguente: "Fatta salva la normativa
transitoria di attuazione dell’articolo 1 della legge 5 gennaio 1994, n. 36,
per le derivazioni o utilizzazioni di acqua pubblica, in tutto o in parte
abusivamente in atto, la sanzione di cui all’articolo 17, del regio decreto 11
dicembre 1933, n. 1775, come modificato dal presente articolo, è ridotta a un
quinto qualora sia presentata la domanda in sanatoria entro il 31 dicembre 2000.
Non sono soggetti a tale adempimento né al pagamento della sanzione coloro che
abbiano presentato comunque domanda prima della data di entrata in vigore del
presente decreto. La concessione in sanatoria è rilasciata nel rispetto della
legislazione vigente e delle utenze regolarmente assentite. In pendenza del
procedimento istruttorio della concessione in sanatoria, l’utilizzazione può
proseguire, fermo restando l’obbligo del pagamento del canone per l’uso
effettuato e il potere dell’autorità concedente di sospendere in qualsiasi
momento l’utilizzazione qualora in contrasto con i diritti di terzi o con il
raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità.";
d) dopo il comma 6 è aggiunto il seguente: "6 bis. I termini previsti dall’articolo
1, comma 4, del dpr 18 febbraio 1999, n. 238, per la presentazione delle domande
di riconoscimento o di concessione preferenziale di cui all’articolo 4 del rd
11 dicembre 1933, n. 1775, e dall’articolo 2 della legge 17 agosto 1999, n.
290, per le denunce dei pozzi, sono prorogati al 31 dicembre 2000. In tali casi
i canoni demaniali decorrono dal 10 agosto 1999.";
e) il comma 7 è sostituito dal seguente. "7. Il primo comma dell’articolo
21 del rd 11 dicembre 1933, n. 1775, come modificato dal comma 1 dell’articolo
29 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, è sostituito dal seguente:
"Tutte le concessioni di derivazione sono temporanee. La durata delle
concessioni, salvo quanto disposto al secondo comma, non può eccedere i 30 anni
ovvero 40 per uso irriguo. Resta ferma la disciplina di cui all’articolo 12
commi 6, 7 e 8 del d.lgs 16 marzo 1999, n. 79.";
f) il comma 8 è sostituito dal seguente: "8. Il comma 7 si applica anche
alle concessioni di derivazione già rilasciate. Qualora alla scadenza di queste
ultime, per effetto dello stesso comma 7, risulti anticipata rispetto a quella
originariamente fissata nel provvedimento di concessione, le relative
derivazioni possono continuare a essere esercitate sino alla data di scadenza
originaria, purché venga presentata domanda entro il 31 dicembre 2000, fatta
salva l’applicazione di quanto previsto all’articolo 22, e sempre che alla
prosecuzione della derivazione non osti uno specifico motivo di interesse
pubblico. Le piccole derivazioni a uso idroelettrico di pertinenza dell’Enel,
per le quali risulti decorso il termine di 30 anni fissato dal comma 7, sono
prorogate per ulteriori 30 anni a far data dall’entrata in vigore del d.lgs 16
marzo 1999, n. 79, previa presentazione della relativa domanda entro il 31
dicembre 2000. Le regioni, anche su richiesta o parere dell’ente gestore
qualora la concessione ricada in area protetta, ove si verifichino la mancanza
di presupposti di cui al comma 1 procedono, senza indennizzo, alla modifica
delle condizioni fissate dal relativo disciplinare ai fini di rendere
compatibile il prelievo, ovvero alla revoca.";
g) dopo il comma 9 sono aggiunti i seguenti commi:
"9 bis. Fatta salva l’efficacia delle norme più restrittive tutto il
territorio nazionale è assoggettato a tutela ai sensi dell’articolo 94 del rd
11 dicembre 1933, n. 1775.
9 ter. Le regioni disciplinano i procedimenti di rilascio delle concessioni di
derivazione di acque pubbliche nel rispetto delle direttive sulla gestione del
demanio idrico emanate, entro il 30 settembre 2000, ai sensi dell’articolo 88,
comma 1, lettera p) del d.lgs 31 marzo 1998, n. 112 su proposta del ministro dei
lavori pubblici, nelle quali sono indicate anche le possibilità di libero
utilizzo di acque superficiali scolanti su suoli o in fossi di canali di
proprietà privata. Le regioni, sentite le autorità di bacino, disciplinano
forme di regolazione dei prelievi delle acque sotterranee per usi domestici,
come definiti dall’articolo 93 del regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775,
laddove sia necessario garantire l’equilibrio del bilancio idrico di cui all’articolo
3 della legge 5 gennaio 1994, n. 36.
9 quater. Il comma 2 dell’articolo 25 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, come
modificato dall’articolo 28, comma 2, della legge 30 aprile 1999, n. 136, è
sostituito dal seguente:
"Il riconoscimento e la concessione preferenziale delle acque superficiali
o sorgentizie che hanno assunto natura pubblica per effetto dell’articolo 1,
nonché le concessioni in sanatoria, sono rilasciati su parere dell’ente
gestore dell’area naturale protetta. Gli enti gestori di aree protette
verificano le captazioni e le derivazioni già assentite all’interno delle
aree protette e richiedono all’autorità competente la modifica delle
quantità di rilascio qualora riconoscano alterazioni degli equilibri biologici
dei corsi d’acqua oggetto di captazione, senza che ciò possa dar luogo alla
corresponsione di indennizzi da parte della pubblica amministrazione, fatta
salva la relativa riduzione del canone demaniale di concessione.".
9 quinquies. Il comma 3 dell’articolo 25 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, è
abrogato.".
Art. 8
Acque minerali
1. La rubrica dell’articolo 24 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituita dalla seguente: "Acque minerali naturali e di sorgenti".
Art. 9
Criteri per la disciplina degli scarichi
1. All’articolo 27 del d.lgs n. 152 del 1999 il comma 4 è sostituito dal seguente:
"4. Per gli insediamenti,
installazioni o edifici isolati che scaricano acque reflue domestiche le regioni
identificano sistemi individuali o altri sistemi pubblici o privati adeguati
secondo i criteri di cui alla delibera indicata al comma 7 dell’articolo 62,
che raggiungono lo stesso livello di protezione ambientale, indicando i tempi di
adeguamento.".
2. L’articolo 28 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 28
Criteri generali della disciplina degli scarichi
1. Tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi
di qualità dei corpi idrici e devono comunque rispettare i valori limite di
emissione previsti dall’allegato 5.
2. Ai fini di cui al comma 1, le regioni, nell’esercizio della loro autonomia,
tenendo conto dei carichi massimi ammissibili, delle migliori tecniche
disponibili, definiscono i valori-limite di emissione, diversi da quelli di cui
all’allegato 5, sia in concentrazione massima ammissibile sia in quantità
massima per unità di tempo in ordine a ogni sostanza inquinante e per gruppi o
famiglie di sostanze affini. Le regioni non possono stabilire valori limiti meno
restrittivi di quelli fissati nell’allegato 5:
a) nella tabella 1 relativamente allo scarico di acque reflue urbane in corpi
idrici superficiali;
b) nella tabella 2 relativamente allo scarico di acque reflue urbane in corpi
idrici superficiali ricadenti in aree sensibili;
c) nella tabella 3/A per i cicli produttivi ivi indicati;
d) nelle tabelle 3 e 4, per quelle sostanze indicate nella tabella 5 del
medesimo allegato.
3. Gli scarichi devono essere resi accessibili per il campionamento da parte
dell’autorità competente per il controllo nel punto assunto per la
misurazione. La misurazione degli scarichi, salvo quanto previsto al comma 3
dell’articolo 34, si intende effettuata subito a monte, dal punto di
immissione in tutte le acque superficiali e sotterranee, interne e marine,
nonché in fognature, sul suolo e nel sottosuolo.
4. L’autorità competente per il controllo è autorizzata a effettuare tutte
le ispezioni che ritenga necessarie per l’accertamento delle condizioni che
danno luogo alla formazione degli scarichi. Essa può richiedere che scarichi
parziali contenenti le sostanze di cui ai numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
12, 15, 16, 17 e 18 della tabella 5 dell’allegato 5, subiscano un trattamento
particolare prima della loro confluenza nello scarico generale.
5. I valori limite di emissione non possono in alcun caso essere conseguiti
mediante diluizione con acque prelevate esclusivamente allo scopo. Non è
comunque consentito diluire con acque di raffreddamento, di lavaggio o prelevate
esclusivamente allo scopo gli scarichi parziali di cui al comma 4, prima del
trattamento degli scarichi parziali stessi per adeguarli ai limiti previsti dal
presente decreto. L’autorità competente, in sede di autorizzazione, può
prescrivere che lo scarico delle acque di raffreddamento, di lavaggio, ovvero
impiegate per la produzione di energia, sia separato dallo scarico terminale di
ciascun stabilimento.
6. Qualora le acque prelevate da un corpo idrico superficiale presentino
parametri con valori superiori ai valori-limite di emissione, la disciplina
dello scarico è fissata in base alla natura delle alterazioni e agli obiettivi
di qualità del corpo idrico ricettore, fermo restando che le acque devono
essere restituite con caratteristiche qualitative non peggiori di quelle
prelevate e senza maggiorazioni di portata allo stesso corpo idrico dal quale
sono state prelevate.
7. Salvo quanto previsto dall’articolo 38, ai fini della disciplina degli
scarichi e delle autorizzazioni, sono assimilate alle acque reflue domestiche le
acque reflue:
a) provenienti da imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del fondo o
alla silvicoltura;
b) provenienti da imprese dedite ad allevamento di bestiame che dispongono di
almeno un ettaro di terreno agricolo funzionalmente connesso con le attività di
allevamento e di coltivazione del fondo per ogni 340 chilogrammi di azoto
presente negli effluenti di allevamento prodotti per un anno da computare
secondo le modalità di calcolo stabilite alla tabella 6 dell’allegato 5. Per
gli allevamenti esistenti il nuovo criterio di assimilabilità si applica a
partire dal 13 giugno 2002;
c) provenienti da imprese dedite alle attività di cui ai punti a) e b) che
esercitano anche attività di trasformazione o di valorizzazione della
produzione agricola, inserita con carattere di normalità e complementarietà
funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con materia prima lavorata
proveniente per almeno due terzi esclusivamente dall’attività di coltivazione
dei fondi di cui si abbia a qualunque titolo la disponibilità;
d) provenienti da impianti di acquacoltura e di piscicoltura che diano luogo a
scarico e si caratterizzino per una densità di allevamento pari o inferiore a 1
kg per metro quadrato di specchio d’acqua o in cui venga utilizzata una
portata d’acqua pari o inferiore a 50 litri al minuto secondo;
e) aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate
dalla normativa regionale.
8) Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, e
successivamente ogni due anni, le regioni trasmettono all’Agenzia nazionale
per la protezione dell’ambiente le informazioni relative alla funzionalità
dei depuratori, nonché allo smaltimento dei relativi fanghi, secondo le
modalità indicate nel decreto di cui all’articolo 3, comma 7.
9. Al fine di assicurare la più ampia divulgazione delle informazioni sullo
stato dell’ambiente le regioni pubblicano ogni due anni una relazione sulle
attività di smaltimento delle acque reflue urbane nelle aree di loro
competenza, secondo le modalità indicate nel decreto di cui all’articolo 3,
comma 7.
10) Le autorità competenti possono promuovere e stipulare accordi e contratti
di programma con i soggetti economici interessati, al fine di favorire il
risparmio idrico, il riutilizzo delle acque di scarico e il recupero come
materia prima dei fanghi di depurazione, con la possibilità di ricorrere a
strumenti economici, di stabilire agevolazioni in materia di adempimenti
amministrativi e di fissare, per le sostanze ritenute utili, limiti agli
scarichi in deroga alla disciplina generale, nel rispetto comunque delle norme
comunitarie e delle misure necessarie al conseguimento degli obiettivi di
qualità.
Art. 10
Scarichi sul suolo
1. All’articolo 29 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 1 è aggiunta la seguente
lettera: e) Per gli scarichi di acque meteoriche convogliate in reti fognarie
separate.";
b) il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. Al di fuori delle ipotesi
previste al comma 1, gli scarichi sul suolo esistenti alla data di entrata in
vigore del presente decreto, devono, entro tre anni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto, essere convogliati in corpi idrici superficiali, in
reti fognarie ovvero destinati al riutilizzo in conformità alle prescrizioni
fissate con il decreto di cui all’articolo 6, comma 1, della legge 5 gennaio
1994, n. 36, così come sostituito dell’articolo 26, comma 2. In caso di
mancata ottemperanza agli obblighi indicati, l’autorizzazione allo scarico si
considera a tutti gli effetti revocata.";
c) il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. Gli scarichi di cui alla
lettera c) del comma 1, esistenti alla data di entrata in vigore del presente
decreto, devono conformarsi ai limiti della tabella 4 dell’allegato 5 entro
tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Sino a tale data
devono essere rispettati i limiti fissati dalle normative regionali vigenti o,
in mancanza di questi, i limiti della tabella 3 dell’allegato 5. Resta
comunque fermo il divieto di scarico sul suolo delle sostanze indicate al punto
2.1 dell’allegato 5.".
Art. 11
Scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee
1. All’articolo 30 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 4 è sostituito dal seguente: "4. Per le perforazioni in mare con le quali è svolta attività di prospezione, ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi o gassosi, lo scarico delle acque diretto in mare avviene secondo le modalità previste dal decreto 28 luglio 1994 del ministro dell’ambiente, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 190 del 16 agosto 1994, e successive modifiche, purché la concentrazione di oli minerali sia inferiore a 40 mg/l. Lo scarico diretto a mare è progressivamente sostituito dalla iniezione o reiniezione in unità geologiche profonde, non appena disponibili pozzi non più produttivi, e deve avvenire comunque nel rispetto di quanto previsto ai commi 2 e 3.".
Art. 12
Scarichi in acque superficiali
1. All’articolo 31 del d.lgs n. 152 del 1999 il comma 4 è sostituito dal seguente:
"4. Gli scarichi previsti al comma 3 devono rispettare, altresì, i valori-limite di emissione fissati ai sensi dell’articolo 28, commi 1 e 2.".
Art. 13
Scarichi in reti fognarie
1. L’articolo 33 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 33
Scarichi in reti fognarie
1. Ferma restando l’inderogabilità dei
valori-limite di emissione di cui alla tabella 3/A e, limitatamente ai parametri
di cui alla nota 2 della tabella 5 dell’allegato 5, alla tabella 3 gli
scarichi di acque reflue industriali che recapitano in reti fognarie sono
sottoposti alle norme tecniche, alle prescrizioni regolamentari e ai
valori-limite adottati dal gestore del servizio idrico integrato e approvati
dall’amministrazione pubblica responsabile in base alle caratteristiche dell’impianto
e in modo che sia assicurato il rispetto della disciplina degli scarichi di
acque reflue urbane definita ai sensi dell’articolo 28, commi 1 e 2.
2. Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono
sempre ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal gestore del servizio
idrico integrato.
3. Non è ammesso lo smaltimento dei rifiuti anche se triturati, in
fognatura.".
Art. 14
Scarichi di sostanze pericolose
1. L’articolo 14 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 34
Scarichi di sostanze pericolose
1. Le disposizioni relative agli scarichi
di sostanze pericolose si applicano agli stabilimenti nei quali si svolgono
attività che comportano la produzione, la trasformazione o l’utilizzazione
delle sostanze di cui alle tabelle 3/A e 5 dell’allegato 5 e nei cui scarichi
se accertata la presenza di tali sostanze in quantità o concentrazioni
superiori ai limiti di rilevabilità delle metodiche di rilevamento in essere
all’entrata in vigore del presente decreto o degli aggiornamenti messi a punto
ai sensi del punto 4 dell’allegato 5.
2. Tenendo conto della tossicità, della persistenza e della bioaccumulazione
della sostanza considerata nell’ambiente in cui è effettuato lo scarico, l’autorità
competente in sede di rilascio dell’autorizzazione può fissare, in
particolari situazioni di accertato pericolo per l’ambiente anche per la
coopresenza di altri scarichi di sostanze pericolose, valori-limite di emissione
più restrittivi di quelli fissati ai sensi dell’articolo 28, commi 1 e 2.
3. Per le sostanze di cui alla tabella 3/A dell’allegato 5, derivanti dai
cicli produttivi indicati nella medesima tabella, le autorizzazioni stabiliscono
altresì la quantità massima della sostanza espressa in unità di peso per
unità di elemento caratteristico dell’attività inquinante e cioè per
materia prima o per unità di prodotto, in conformità con quanto indicato nella
stessa tabella.
4. Per le acque reflue industriali contenenti le sostanze della tabella 5 dell’allegato
5, il punto di misurazione dello scarico si intende fissato subito dopo l’uscita
dallo stabilimento o dall’impianto di trattamento che serve lo stabilimento
medesimo. L’autorità competente può richiedere che gli scarichi parziali
contenenti le sostanze della tabella 5 dell’allegato 5 siano tenuti separati
dallo scarico generale e disciplinati come rifiuti, ai sensi del d.lgs 5
febbraio 1997, n. 22, e successive modifiche e integrazioni. Qualora, nel caso
di cui all’articolo 45, comma 2, secondo periodo, l’impianto di trattamento
di acque reflue industriali che tratta le sostanze pericolose di cui alla
tabella 5 dell’allegato 5, riceva scarichi provenienti da altri stabilimenti o
scarichi di acque reflue urbane, contenenti sostanze diverse non utili a una
modifica o riduzione delle sostanze pericolose, in sede di autorizzazione l’autorità
competente dovrà ridurre opportunamente i valori limite di emissione indicati
nella tabella 3 dell’allegato 5 per ciascuna delle predette sostanze
pericolose indicate in tabella 5, tenendo conto della diluizione operata dalla
miscelazione dei diversi scarichi.
5. L’autorità che rilascia l’autorizzazione per le sostanze di cui alla
tabella 3/A dell’allegato 5 derivanti dai cicli produttivi indicati nella
stessa tabella, redige un elenco delle autorizzazioni rilasciate, degli scarichi
e dei controlli effettuati, ai fini del successivo inoltro alla Commissione
europea.".
Art. 15
Immersione in mare di materiale
1. All’articolo 35 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. L’autorizzazione all’immersione in mare di materiali di cui al
comma 1, lettera a), è rilasciato dall’autorità competente solo quando è
dimostrata, nell’ambito dell’istruttoria, l’impossibilità tecnica o
economica del loro utilizzo ai fini di ripascimento o di recupero ovvero lo
smaltimento alternativo in conformità alle modalità stabilite con decreto del
ministro dell’ambiente, di concerto con i ministri dei lavori pubblici, dei
trasporti e della navigazione, per le politiche agricole e forestali nonché
dell’industria, del commercio e dell’artigianato, previa intesa con la
conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto.";
b) il comma 5 è sostituito dal seguente: "5. La movimentazione dei fondali
marini derivante dall’attività di posa in mare di cavi e condotte è soggetta
ad autorizzazione regionale rilasciata, in conformità alle modalità tecniche
stabilite con decreto del ministro dell’ambiente, di concerto con i ministri
dell’industria, del commercio e dell’artigianato e dei lavori pubblici per
quanto di competenza, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto. Qualora la movimentazione abbia carattere
internazionale, l’autorizzazione è rilasciata dal ministero dell’ambiente
sentite le regioni interessate.".
Art. 16
Autorizzazione al trattamento di rifiuti costituiti da acque reflue
1. L’articolo 36 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 36
Trattamento di rifiuti presso impianti di trattamento delle acque reflue urbane
1. Salvo quanto previsto ai commi 2 e 3 è
vietato l’utilizzo degli impianti di trattamento di acque reflue urbane per lo
smaltimento di rifiuti.
2. In deroga al comma 1, l’autorità competente ai sensi del d.lgs del 5
febbraio 1997, n. 22, in relazione a particolari esigenze e nei limiti della
capacità residua di trattamento può autorizzare il gestore del servizio idrico
integrato a smaltire nell’impianto di trattamento di acque reflue urbane
rifiuti liquidi limitatamente alle tipologie compatibili con il processo di
depurazione.
3. Il gestore del servizio idrico integrato, previa comunicazione all’autorità
competente ai sensi dell’articolo 45 è, comunque, autorizzato ad accettare in
impianti con caratteristiche e capacità depurative adeguate che rispettino i
valori limite di cui all’articolo 28, commi 1 e 2 e purché provenienti dal
medesimo ambito ottimale di cui alla legge 5 gennaio 1994, n. 36:
a) rifiuti costituiti da acque reflue che rispettino i valori limite stabiliti
per lo scarico in fognatura;
b) rifiuti costituiti dal materiale proveniente dalla manutenzione ordinaria di
sistemi di trattamento di acque reflue domestiche previsti ai sensi del comma 4
dell’articolo 27;
c) materiali derivanti dalla manutenzione ordinaria della rete fognaria nonché
quelli derivanti da altri impianti di trattamento delle acque reflue urbane, nei
quali l’ulteriore trattamento dei medesimi risulti tecnicamente o
economicamente irrealizzabile.
4. L’attività di cui ai commi 2 e 3 può essere consentita purché non sia
compromesso il riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi.
5. Nella comunicazione prevista al comma 3 il gestore del servizio idrico
integrato deve indicare la capacità residua dell’impianto e le
caratteristiche e quantità dei rifiuti che intende trattare. L’autorità
competente può indicare quantità diverse o vietare il trattamento di
specifiche categorie di rifiuti. L’autorità competente provvede altresì all’iscrizione
in appositi elenchi dei gestori di impianti di trattamento che hanno effettuato
la comunicazione di cui al comma 3.
6. Allo smaltimento dei rifiuti di cui al comma 3, si applica la tariffa
prevista per il servizio di depurazione di cui all’articolo 14 della legge 5
gennaio 1994, n. 36.
7. Il produttore dei rifiuti di cui al comma 2 e 3 e il trasportatore dei
rifiuti sono tenuti al rispetto della normativa in materia di rifiuti prevista
dal d.lgs del 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche e integrazioni,
fatta eccezione per il produttore dei rifiuti di cui al comma 3 lettera b) che
è tenuto al rispetto dei soli obblighi di cui all’articolo 10 del medesimo
decreto. Il gestore del servizio idrico integrato che, ai sensi dei precedenti
commi 3 e 5, tratta rifiuti è soggetto ai soli obblighi di cui all’articolo
12 del d.lgs del 5 febbraio 1997, n. 22.".
Art. 17
Utilizzazione agronomica
1. L’articolo 38 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 38
Utilizzazione agronomica
1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo
19 per le zone vulnerabili e dal d.lgs 4 agosto 1999, n. 372, per gli impianti
di allevamento intensivo di cui al punto 6.6 dell’allegato 1 al predetto
decreto, l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, delle
acque di vegetazione dei frantoi oleari, sulla base di quanto previsto dalla
legge 11 novembre 1996, n. 574, nonché dalle acque reflue provenienti dalle
aziende di cui all’articolo 28, comma 7, lettere a), b) e c) e da altre
piccole aziende agroalimentari a esse assimilate, così come individuate in base
al decreto del ministro delle politiche agricole e forestali di cui al comma 2,
è soggetta a comunicazione all’autorità competente di cui all’articolo 3,
commi 1 e 2 del presente decreto, fatti salvi i casi di esonero di cui al comma
3, lettera b).
2. Le regioni disciplinano le attività di utilizzazione agronomica di cui al
comma 1 sulla base dei criteri e delle norme tecniche generali adottati con
decreto del ministro delle politiche agricole e forestali di concerto con i
ministri dell’ambiente, dell’industria, del commercio e dell’artigianato,
della sanità e dei lavori pubblici, di intesa con la conferenza permanente per
i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e di
Bolzano, entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del predetto dm,
garantendo nel contempo la tutela dei corpi idrici potenzialmente interessati e
in particolare il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità
di cui al presente decreto.
3. Nell’ambito della normativa di cui al comma 2, sono disciplinati in
particolare:
a) le modalità di attuazione degli articoli 3, 5, 6 e 9 della legge 11 novembre
1996, n. 574;
b) i tempi e le modalità di effettuazione della comunicazione, prevedendo
procedure semplificate, nonché specifici casi di esonero dall’obbligo di
comunicazione per le attività di minor impatto ambientale;
c) le norme tecniche di effettuazione delle operazioni di utilizzo agronomico;
d) i criteri e le procedure di controllo, ivi compresi quelle inerenti l’imposizione
di prescrizioni da parte dell’autorità competente, il divieto di esercizio
ovvero la sospensione a tempo determinato dell’attività di cui al comma 1 nel
caso di mancata comunicazione o mancato rispetto delle norme tecniche e delle
prescrizioni impartite;
e) le sanzioni amministrative pecuniarie, fermo restando quanto disposto dall’articolo
59, comma 11-ter.".
Art. 18
Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia
1. L’art. 39 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 39
Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia
1. Ai fini della prevenzione di rischi
idraulici e ambientali, le regioni disciplinano:
a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento
provenienti da reti fognarie separate;
b) i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche
di dilavamento, effettuate tramite altre condotte separate, siano sottoposte a
particolari prescrizioni, ivi compresa l’eventuale autorizzazione.
2. Le acque meteoriche non disciplinate ai sensi del comma precedente non sono
soggette a vincoli o prescrizioni derivanti dal presente decreto.
3. Le regioni disciplinano altresì i casi in cui può essere richiesto che le
acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne siano convogliate e
opportunamente trattate in impianti di depurazione per particolare ipotesi nelle
quali, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento
dalle superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che
creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi
idrici.
4. È comunque vietato lo scarico o l’immissione diretta di acque meteoriche
nelle acque sotterranee.
Art. 19
Criteri generali
1. All’articolo 45 del d.lgs n. 152 del 1999, sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 4 è sostituito
dal seguente: "4. In deroga al comma 1 gli scarichi di acque reflue
domestiche in reti fognarie sono sempre ammessi nell’osservanza dei
regolamenti fissati dal gestore del servizio idrico integrato.";
b) il comma 7 è sostituito dal seguente: "7. Salvo quanto previsto dal
d.lgs 4 agosto 1999, n. 372, l’autorizzazione è valida per quattro anni dal
momento del rilascio. Un anno prima della scadenza ne deve essere chiesto il
rinnovo. Lo scarico può essere provvisoriamente mantenuto in funzione nel
rispetto delle prescrizioni contenute nella precedente autorizzazione, fino all’adozione
di un nuovo provvedimento, se la domanda di rinnovo è stata tempestivamente
presentata. Per gli scarichi contenenti sostanze pericolose di cui all’articolo
34, il rinnovo deve essere concesso in modo espresso entro e non oltre sei mesi
dalla data di scadenza; trascorso inutilmente tale termine, lo scarico dovrà
cessare immediatamente. La disciplina regionale di cui al comma 3 può prevedere
per specifiche tipologie di scarichi di acque reflue domestiche, ove soggetti ad
autorizzazione, forme di rinnovo tacito della medesima.";
c) il comma 11 è sostituito dal seguente: "11. Per gli insediamenti,
edifici o installazioni la cui attività sia trasferita in altro luogo ovvero
per quelli soggetti a diversa destinazione, ad ampliamento o a ristrutturazione
da cui derivi uno scarico avente caratteristiche qualitativamente o
quantitativamente diverse da quelle dello scarico preesistente deve essere
richiesta una nuova autorizzazione allo scarico, ove prevista. Nelle ipotesi in
cui lo scarico non abbia caratteristiche qualitative o quantitative diverse,
deve essere data comunicazione all’autorità competente, la quale, verificata
la compatibilità dello scarico con il corpo recettore, può adottare i
provvedimenti che si rendessero eventualmente necessari.".
Art. 20
Domanda di autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali
1. All’articolo 46 del d.lgs n. 152 del 1999, il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Nel caso di scarichi di sostanze di cui alla tabella 3/A dell’allegato 5 derivanti dai cicli produttivi indicati nella medesima tabella 3/A, la domanda di cui al comma 1 deve altresì indicare:
a) la capacità di produzione del singolo
stabilimento industriale che comporta la produzione ovvero la trasformazione
ovvero l’utilizzazione delle sostanze di cui alla medesima tabella ovvero alla
presenza di tali sostanze nello scarico. La capacità di produzione deve essere
indicata con riferimento alla massima capacità oraria moltiplicata per il
numero massimo di ore lavorative giornaliere e per il numero massimo di giorni
lavorativi;
b) il fabbisogno orario di acque per ogni specifico processo produttivo."
2. L’articolo 51 del d.lgs n. 152 del 1999, è sostituito dal seguente:
"Ferma restando l’applicazione delle norme sanzionatorie di cui al titolo
V, in caso di inosservanza delle prescrizioni dell’autorizzazione allo
scarico, l’autorità competente procede secondo la gravità dell’infrazione:
a) alla diffida, stabilendo un termine entro il quale devono essere eliminate le
irregolarità;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell’autorizzazione per un tempo
determinato, ove si manifestano situazioni di pericolo per la salute pubblica e
per l’ambiente;
c) alla revoca dell’autorizzazione in caso di mancato adeguamento alle
prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che
determinano situazioni di pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente.".
3. L’articolo 52 del d.lgs n. 152 del 1999, è sostituito dal seguente:
"1. Per gli scarichi contenenti le sostanze di cui alla tabella 5 dell’allegato
5 l’autorità competente nel rilasciare l’autorizzazione può prescrivere, a
carico del titolare, l’installazione di strumenti di controllo in automatico,
nonché le modalità di gestione degli stessi e di conservazione dei relativi
risultati, che devono rimanere a disposizione dell’autorità competente al
controllo per un periodo non inferiore a tre anni dalla data di effettuazione
dei singoli controlli.".
Art. 21
Sanzioni amministrative
1. All’articolo 54 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
"1. Chiunque, salvo che il fatto costituisca reato, nell’effettuazione di
uno scarico supera i valori limite di emissione fissati nelle tabelle di cui all’allegato
5, ovvero i diversi valori limite stabiliti dalle regioni a norma dell’articolo
28, comma 2, ovvero quelli fissati dall’autorità competente a norma dell’articolo
33, comma 1 o dell’articolo 34, comma 1, è punito con la sanzione
amministrativa da lire 5 milioni a lire 50 milioni. Se l’inosservanza dei
valori limite riguarda scarichi recapitanti nelle aree di salvaguardia delle
risorse idriche destinate al consumo umano di cui all’articolo 21 ovvero in
corpi idrici posti nelle aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n.
394, si applica la sanzione amministrativa non inferiore a lire 30
milioni.";
b) il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. Chiunque, salvo che il fatto
costituisca reato e al di fuori delle ipotesi di cui al comma 1, effettua o
mantiene uno scarico senza osservare le prescrizioni indicate nel provvedimento
di autorizzazione ovvero fissate ai sensi dell’articolo 33, comma 1, è punito
con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire 2 milioni a lire 25
milioni.";
c) il comma 4 è costituito dal seguente. "4. Si applica la sanzione
prevista al comma 3 a chi effettuando al momento dell’entrata in vigore del
presente decreto scarichi di acque reflue esistenti, non ottempera alle
disposizioni di cui all’articolo 62, comma 12.";
d) il comma 5) è soppresso;
e) il comma 7 è sostituito dal seguente. "7. Salvo che il fatto non
costituisca reato, fino all’emanazione della disciplina regionale di cui all’articolo
38, comma 2, chiunque non osserva le disposizioni di cui all’articolo 62,
comma 10 è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire 1 milione a
lire 10 milioni.";
f) il comma 9 è soppresso;
g) dopo il comma 10 sono aggiunti i seguenti commi:
"11. Chiunque viola le prescrizioni concernenti l’installazione e la
manutenzione dei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi
ovvero l’obbligo di trasmissione dei risultati delle misurazioni di cui al
comma 3 dell’articolo 22 è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria
da lire 2 milioni a lire 10 milioni. Nei casi di particolare tenuità la
sanzione è ridotta a un quinto.
12. Chiunque non ottempera alla disciplina dettata dalle regioni ai sensi dell’articolo
39, comma 1, lettera b), è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da
lire 2 milioni a lire 25 milioni.".
2.1. L’articolo 55 del d.lgs n. 152 del 1999 è sostituito dal seguente:
"Articolo 55
Sanzioni in materia di aree di salvaguardia e modifiche al dpr 24 maggio 1988,
n. 236
1. L’inosservanza delle disposizioni relative alle attività e destinazioni
vietate nelle aree di salvaguardia di cui all’articolo 21 è punita con la
sanzione amministrativa pecuniaria da lire 1 milione a lire 10 milioni.
2. Il comma 3 dell’articolo 21, del dpr 24 maggio 1988, n. 236, è sostituito
dal seguente: "3. L’inosservanza delle disposizioni dei piani di
intervento di cui all’articolo 18 è punita con la sanzione amministrativa
pecuniaria da lire 1 milione a lire 10 milioni.".
3. Il comma 4 dell’articolo 21 del dpr 24 maggio 1988, n. 236, è così
modificato: "4. I contravventori alle disposizioni di cui all’articolo 15
sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire 1 milione a lire 6
milioni.".
Art. 22
Competenza e giurisdizione
1. All’art. 56 del d.lgs n. 152 del 1999, il comma 1 è sostituito dal seguente:
"1. In materia di accertamento degli
illeciti amministrativi, all’irrogazione delle sanzioni amministrative
pecuniarie provvede, salvo diversa disposizione delle regioni o delle province
autonome, la regione o la provincia autonoma nel cui territorio è stata
commessa la violazione, a eccezione delle sanzioni previste dall’art. 54,
commi 8 e 9, per le quali è competente il comune, salve le attribuzioni
affidate dalla legge ad altre pubbliche autorità".
Al comma 1 è aggiunto il seguente comma 1-bis:
"1-bis. Fatto salvo quanto previsto dal d.lgs 31 marzo 1998, n. 112, alla
sorveglianza e all’accertamento degli illeciti in violazione delle norme in
materia di tutela delle acque dall’inquinamento e del relativo danno
ambientale concorre il corpo forestale dello stato, in qualità di forza di
polizia specializzata in materia ambientale".
Art. 23
Sanzioni penali
1. All’art. 59 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 4 è sostituito dal seguente:
"4. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al comma 5, effettua uno
scarico di acque reflue industriali contenenti le sostanze pericolose comprese
nelle famiglie e nei gruppi di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell’allegato
5, senza osservare le prescrizioni dell’autorizzazione, ovvero le altre
prescrizioni dell’autorità competente a norma degli artt. 33, comma 1 e 34,
comma 3 è punito con l’arresto fino a due anni.";
b) dopo il comma 4 è inserito il seguente comma:
"4-bis. Chiunque viola le prescrizioni concernenti l’installazione e la
gestione dei controlli in automatico o l’obbligo di conservazione dei
risultati degli stessi di cui all’art. 52 è punito con la pena di cui al
precedente comma 4.";
c) il comma 5 è sostituito dal seguente:
"5. Chiunque, nell’effettuazione di uno scarico di acque reflue
industriali, supera i valori limite fissati nella tabella 3 o, nel caso di
scarico sul suolo, nella tabella 4 dell’allegato 5 ovvero i limiti più
restrittivi fissati dalle regioni o dalle province autonome o dall’autorità
competente a norma dell’art. 33, comma 1, in relazione alle sostanze indicate
nella tabella 5 dell’allegato 5, è punito con l’arresto fino a due anni e
con l’ammenda da lire 5 milioni a lire 50 milioni. Se sono superati anche i
valori limite fissati per le sostanze contenute nella tabella 3A dell’allegato
5, si applica l’arresto da sei mesi a tre anni e l’ammenda da lire 10
milioni a lire 200 milioni.";
d) il comma 6 è sostituito dal seguente:
"6. Le sanzioni di cui al comma 5 si applicano altresì al gestore di
impianti di trattamento delle acque reflue urbane che nell’effettuazione dello
scarico supera i valori limite previsti dallo stesso comma.";
e) dopo il comma 6 sono aggiunti i seguenti commi:
"6-bis. Al gestore del servizio idrico integrato che non ottempera all’obbligo
di comunicazione di cui all’art. 36, comma 3, o non osserva le prescrizioni o
i divieti di cui all’art. 36, comma 5, si applica la pena di cui all’art.
51, comma 1, del d.lgs 5 febbraio 1997, n. 22.
6-ter. Il titolare di uno scarico che non consente l’accesso agli insediamenti
da parte del soggetto incaricato del controllo ai fini di cui all’art. 28,
commi 3 e 4, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, è punito con
la pena dell’arresto fino a due anni. Restano fermi i poteri-doveri di
interventi dei soggetti incaricati del controllo anche ai sensi dell’art. 13
della legge n. 689 del 1981 e degli artt. 55 e 354 del codice di procedura
penale.
6-quater. Chiunque non ottempera alla disciplina dettata dalle regioni ai sensi
dell’art. 39, comma 3, è punito con le sanzioni di cui all’art. 59, comma
1.";
f) il comma 10 è sostituito dal seguente:
"10. Nei casi previsti dal comma 9, il ministro della sanità e dell’ambiente,
nonché la regione e la provincia autonoma competente, ai quali sono inviati
copia delle notizie di reato, possono indipendentemente dall’esito del
giudizio penale, disporre, ciascuno per quanto di competenza, la sospensione in
via cautelare dell’attività di molluschicoltura e, a seguito di sentenza di
condanna o di decisione emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura
penale definitive, valutata la gravità dei fatti, disporre la chiusura degli
impianti.";
g) dopo il comma 11 sono aggiunti i seguenti commi:
"11-bis. La sanzione di cui al comma 11 si applica anche a chiunque
effettua, in violazione dell’art. 48, comma 3, lo smaltimento dei fanghi nelle
acque marine mediante immersione da nave, scarico attraverso condotte ovvero
altri mezzi o comunque effettua l’attività di smaltimento di rifiuti nelle
acque marine senza essere munito dell’autorizzazione di cui all’art. 18,
comma 2, lettera p-bis) del d.lgs 5 febbraio 1997, n. 22.
11-ter. Chiunque effettui l’utilizzazione agronomica di effluenti di
allevamento, delle acque di vegetazione dei frantoi oleari nonché delle acque
reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziende agroalimentari di cui
all’art. 38 al di fuori dei casi e delle procedure ivi previste ovvero non
ottemperi al divieto o all’ordine di sospensione dell’attività impartito a
norma di detto articolo è punito con l’ammenda da lire 2 milioni a lire 15
milioni o con l’arresto fino a un anno. La stessa pena si applica a chiunque
effettua l’utilizzazione agronomica al di fuori dei casi e delle procedure di
cui alla normativa vigente.".
Art. 24
Norme finali
1. All’art. 62 del d.lgs n. 152 del 1999 sono apportate le seguenti modifiche:
a) i commi 5 e 6 sono soppressi;
b) il comma 10 è sostituito dal seguente:
"10. Fino all’emanazione della disciplina regionale di cui all’art. 38,
le attività di utilizzazione agronomica sono effettuate secondo le disposizioni
regionali vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto.";
c) il comma 11 è sostituito dal seguente:
"11. Fatte salve le disposizioni specifiche previste dal presente decreto,
i titolari degli scarichi esistenti devono adeguarsi alla nuova disciplina entro
tre anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Lo stesso termine
vale anche nel caso di scarichi per i quali l’obbligo di autorizzazione
preventiva è stato introdotto dalla presente normativa. I titolari degli
scarichi esistenti e autorizzati procedono alla richiesta di autorizzazione in
conformità alla presente normativa allo scadere dell’autorizzazione e
comunque non oltre quattro anni dall’entrata in vigore del presente decreto.
Si applicano in tal caso il terzo e quarto periodo del comma 7 dell’art.
45.";
d) il comma 12 è sostituito dal seguente:
"12. Coloro che effettuano scarichi esistenti di acque reflue, sono
obbligati, fino al momento nel quale devono osservare i limiti di accettabilità
stabiliti dal presente decreto, ad adottare le misure necessarie a evitare un
aumento anche temporaneo dell’inquinamento. Essi sono comunque tenuti a
osservare le norme, le prescrizioni e i valori limite stabiliti, secondo i casi,
dalle normative regionali ovvero dall’autorità competente ai sensi dell’art.
33 vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, in quanto
compatibili con le disposizioni relative alla tutela qualitativa e alle scadenze
temporali del presente decreto e, in particolare, con quanto già previsto dalla
normativa previgente. Sono fatte salve in ogni caso le disposizioni più
favorevoli introdotte dal presente decreto.";
e) dopo il comma 14 è aggiunto il seguente comma:
"14-bis. In attuazione delle disposizioni statali di finanziamento di cui
al comma 14, una quota non inferiore a 10 e non superiore al 15% degli
stanziamenti è riservata alle attività di monitoraggio e studio destinati all’attuazione
del presente decreto.";
f) dopo il comma 15 è aggiunto il seguente:
"15-bis. Restano ferme le norme della legge 11 dicembre 1982, n.
979.".
Art. 25
Modifiche agli allegati
1. Gli allegati del d.lgs n. 152 del 1999 sono sostituiti dagli allegati al presente decreto.
Art. 26
Abrogazioni
1. Sono abrogati:
- l’art. 42, comma terzo del regio
decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 come modificato dall’art. 8 del d.lgs 12
luglio 1993, n. 275;
- gli articoli. 5, 6 e 7 della legge 24 gennaio 1986, n. 7, di conversione del
dl 25 novembre 1985, n. 667;- gli articoli. 4, 5, 6 e 7 del dpr 24 maggio 1988,
n. 236.
ELENCO ALLEGATI
1) Monitoraggio
e classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale.
2) Criteri per la classificazione dei corpi idrici a destinazione funzionale.
3) Rilevamento delle caratteristiche dei bacini idrografici e analisi dellimpatto
esercitato dallattività antropica.
4) Contenuti dei piani di tutela dei bacini idrografici
5) Limiti di emissione degli scarichi idrici
6) Criteri per la definizione delle aree sensibili e meno sensibili
7) Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola
( gli allegati saranno presto disponibili )